Cassetti: "Giusto fischiarci"

18/02/2011 alle 10:21.

IL ROMANISTA (P. BRUNI) - Serata da incubo, notte insonne e mattinata tra- scorsa a sbollire la rabbia. Il post Shakhtar è un giorno nero. All’uscita dei calciatori da Trigoria av- viene il tanto atteso incontro con i sostenitori. Il primo ad essere intercettato è De Rossi, a cui gli viene chiesta una reazione d’orgoglio: «Tu lo sai quanto teniamo a questa maglia, tirate su la testa»

Critiche che si spostano, successivamente, sul poco impegno da parte della rosa giallorossa a sacrificarsi per onorare la maglia. Mentre l’ex rossonero sgomma via, tocca a , Aleandro Rosi e Philippe Mexes fare capolino con l’auto sulla soglia del cancello del Bernardini. A Rosi chiedono se la situazione all’interno dello spogliatoio sia ok e lui, con accenno di sorriso, si trincera dietro un «Ehh». Poi, però, gli viene domandato dell’episodio con Lavezzi costato ad entrambi la . «Mi ha dato una gomitata – chiarisce il terzino – mi ha fatto innervosire. Dispiace per quello che è successo». Più diretto, Mexes: «E’ un periodaccio ma ce la stiamo mettendo tutta. Ci gira anche male in certi frangenti». Qualcuno vuole rassicurazioni circa il suo futuro e le voci che lo spingerebbero al Milan: «Non è vero niente», incalza il francese. Infine, dulcis in fundo, non può mancare il quesito su Ranieri: «E’ colpa di Ranieri?». «Non è l’allenatore il problema», puntualizza Rugantino. Dieci minuti a spiegare le ragioni di un tracollo inaspettato. I primi malumori delle persone, tuttavia, hanno avuto inizio verso le 10.30, una mezz’ora prima che la Roma scendesse in campo per l’allenamento. Circa una trentina, non troppo rumorosi, si piazzano davanti al ”. La contestazione è sobria, civile, senza alcuno strascico violento e la polizia sorveglia la situazione. La curva che immette a piazzale “Dino Viola” comincia a riempirsi intorno alle 11.10: poco meno di una sessantina di persone che attendono e fremono per incontrare i giocatori. All’ora di pranzo, cori e grida cominciano ad alzarsi con una certa frequenza: “Tifiamo solo la maglia”, “Andate a lavorare” e “Siete tutti mercenari”. Il resto, purtroppo, è frustrazione e impotenza. Amarezza e disillusione.